nocs_h_partbLo scrivevo qui stamattina sulla capacità del PD di governare anche con il mostro di Firenze.
E mentre in queste ore gli avvocati di Berlusconi, in Cassazione, non hanno presentato alcuna istanza di rinvio ecco (come detto anche dall’Espresso e da Alessandro Gilioli), che i sostenitori del governo largo, svelano un patto segreto (uno di quei silenzi e motivi ignoti ai tanti italiani).
«Se avessimo guardato alla storia politica e giudiziaria del Presidente Berlusconi il cosiddetto governo di “necessità” non sarebbe mai nato», spiega ad esempio Dario Ginefra, parlamentare Pd. Anzi: «Chi oggi nella destra e nella sinistra pensa di utilizzare per finalità politiche la pronuncia della Cassazione, viene meno ad un patto assunto con il Presidente della Repubblica e che aveva posto l’interesse del tricolore sopra quello di ogni altra bandierina». Insomma, «la cosa importante è che bisogna garantire al Governo di andare avanti», dice il ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio (Pd).
Anche Paolo Gentiloni rassicura Letta, a nome dei renziani: «saremo gli ultimi a chiedere al governo di andare via», ha detto ad ‘Agorà estate,’ su Raitre, e solo «se i parlamentari del Pdl avranno una reazione eversiva, cioè se abbandonassero il Parlamento, il governo salterebbe».
Perfino Laura Puppato, solitamente dissidente rispetto alla linea del partito, esclude colpi di scena, intervistata dal ‘Secolo XIX’: «Nessuno di noi metterà in discussione il governo. Semmai è nel Pdl che si interpreta un’eventuale condanna come vulnus istituzionale». Il concetto viene ribadito anche a ‘Repubblica’: «Se la Cassazione conferma la condanna di Berlusconi, il Pdl non pensi a minacce e ritorsioni, perché per noi democratici non sarebbe possibile procedere di un passo a sostenere un governo con un alleato che si macchi di arroganza istituzionale, molti di noi se ne andrebbero». Insomma, Puppato si dice poi pronta a votare l’ineleggibilità di Berlusconi («ho capito che il conflitto di interessi è evidente», ha detto) e anche a certificare l’eventuale decadenza da parlamentare, ma sempre separando la questione  governo: «Dobbiamo occuparci delle cose che fa l’esecutivo, se risponde alle attese dei cittadini».
Di «iper-reazione» del Pdl parla anche Matteo Orfini. Per il ‘giovane turco’, con una reazione scomposta del Pdl (in linea insomma con le dichiarazioni del fedelissimi del Cavaliere: «potrebbe essere l’ultimo giorno di democrazia», ha twittato nottetempo, ad esempio, Daniela Santanché), «la maggioranza è finita e Letta va a casa», ma solo in quel caso. Perché altrimenti, «facciamo tanta fatica a sostenere questo governo», ma «continueremo a farla anche dopo la sentenza della Cassazione».
La linea, per ora, è insomma quella sintetizzata dal segretario Pd Guglielmo Epifani: «Stavolta, sia chiaro, noi non accetteremo una sospensione dei lavori parlamentari neanche di cinque minuti», ha avvisato l’alleato: «la destra non cerchi altre forzature», perché – è il messaggio – il Pd non riuscirebbe a reggere uno scontro troppo accesso, non potrebbe farsi trascinare in una guerra contro la magistratura.
I fan delle larghe intese, però, possono stare tranquilli. Almeno secondo Francesco Boccia, deputato Pd, fedelissimo del presidente Letta. Il suo ragionamento è una sfida al partito: «Se il Pdl non commette falli di reazione e il Cavaliere dice che il governo può andare avanti, voglio vedere come fa il Pd a staccare la spina». Eventuali malumori democratici, insomma, dovranno trovare sfogo altrove: «Per contarci – continua Boccia – sul governo e sulle larghe intese c’è il nostro congresso, lì ci possiamo misurare». Lì, non altrove.
Curiosa l’evoluzione di Nello Formisano, una carriera sulle barricate antiberlusconiane dell’Idv, oggi con il Centro Democratico di Tabacci: «Caricare di eccessiva attesa mediatica un provvedimento della magistratura è un errore», dice, «e se poi dallo stesso si fanno dipendere le sorti del Governo e del Parlamento, è ancora peggio».
Rassicurazioni arrivano anche dal Pdl, ed è il deputato Antonio Leone, dallo studio di Ominibus (La7), a bilanciare le minacce dei falchi: «Qualunque sia la sentenza della Cassazione su Berlusconi, è certo che tale esito non influirà sulle sorti del governo». Il perché è presto detto: «L’esecutivo di larghe intese», sostiene Leone, «è ancora oggi l’unico praticabile, ed è un percorso di coerenza che lo stesso Berlusconi sta seguendo dal settembre del 2011 quando decise responsabilmente di dimettersi per favorire la formazione del governo Monti».
Certo nel Pdl c’è chi continua a minacciare dimissioni di massa, ma spesso senza troppa convinzione. Michaela Biancofiore, ad esempio, ha detto convinta: «Se la Cassazione condanna Berlusconi mi dimetto, per  solidarietà nei suoi confronti, perché noi siamo in Parlamento grazie a lui». Ma niente panico: «Non faremo cadere il governo Letta», aggiunge subito Biancofiore: «Le dimissioni si possono sempre respingere».