domenica 30 marzo 2014

TRACOLLO DEL DOLLARO

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Stiamo assistendo al tracollo del dollaro. Ma nessuno ce lo dice

di Fabrizio Fratus
E se la questione Crimea avesse tutto un altro motivo e non fosse andata come doveva? E se gli U.S.A. invece di essere in ripresa economica stessero precipitando in un precipizio senza fondo? E se la crisi che si è aperta fosse molto più grave di quanto stiamo comprendendo dagli organi di stampa ufficiali? Sappiamo che i nostri organi d’informazione sono spesso “ciechi” nei riguardi della realtà delle situazioni riferibili agli U.S.A. e quindi le guerre americane divengono azioni per la libertà, missioni di pace, esportazione di democrazia… Manipolazione di termini per manipolare la realtà dei fatti. Succede così che molte verità, poi, vengano taciute e altre proprio lasciate passare senza che nessuno ne venga a conoscenza.
A gennaio gli U.S.A hanno reso pubblico il dato relativo al debito estero della loro confederazione di stati e si è scoperto che da tempo vi sono due stati come Russia e Cina che VENDONO. Gli Stati Uniti d’America non sono tornati a “crescere” come ci viene raccontato, non vi è una situazione di ripresa economica, tutt’altro. La crisi è in aumento e i dati reali dimostrano che non sono mai usciti dalla recessione, solo il 47% dei cittadini degli Stati Uniti ha un lavoro a tempo pieno e il 40% ha uno stipendio che sfiora i 20.000 dollari annui. Quasi 50.000 persone vivono grazie a sovvenzioni alimentari di stato, non si può certo parlare di un sistema economico forte e in crescita.
Le cifre parlano chiaro: in meno di due mesi, da fine gennaio a metà marzo il debito pubblico Americano è cresciuto di 253 miliardi di dollari: una cifra astronomica. Il totale del debito Pubblico era di 17.293,02 a fine gennaio. Il 33,70 % del debito pubblico americano è detenuto da paesi esteri e i paesi con maggiore debito americano sono al primo posto la Cina che su 5872,7 miliardi di dollari di debito estero detiene 1273,5 miliardi, cioè il 21,8% del debito estero degli Yankees e pari al 7,30% di tutto il debito pubblico dello stato governato da Obama. Al secondo posto troviamo il Giappone con oltre 1200 miliardi di dollari. La Russia deteneva oltre 171 miliardi a e in poco meno di due anni ha venduto sino ad arrivare a circa 150 miliardi di dollari. Anche la Cina sta vendendo. Ovviamente, per non fare crollare vertiginosamente il valore dei titoli, le due nazioni vendono con “calma” apparente.
Come sta reagendo il governo americano per difendersi da questo attacco di tipo finanziario? Sembrerebbe che abbia richiesto aiuto ad un piccolo stato Europeo prontissimo ad intervenire a soccorrere il colosso acquistando titoli del debito estero per quasi 110 miliardi di dollari. Di quale stato parliamo? Del piccolo Belgio, che in meno di due anni è divenuto il terzo paese detentore del debito estero degli Americani, arrivando a 170 miliardi di dollari. Ma vi sono dei seri problemi a credere a quanto stanno raccontandoci dal paese di Obama; infatti, il Belgio ha un Pil in diminuzione costante che è passato da circa 510 miliardi di Dollari del 211 a quello del 2012 di circa 480 miliardi. Inoltre, come è possibile che un paese con un Pil che sfiora i 500 miliardi possa sostenere un altro paese investendo in meno di due anni oltre 100 miliardi, in un periodo di crisi economica globale? Qualcosa, dicevamo, non torna e, come molti sospettano, la realtà è ben diversa: l’idea di far credere che vi sia un paese che sostiene il debito estero degli USA (Belgio) serve per non fare crollare il sistema americano, infatti è molto probabile che gli U.S.A. stiano stampando molti più dollari di quanto dicano. Questa procedura porterebbe il Paese ad una probabile iperinflazione.
Se così fosse, vorrebbe dire che stiamo assistendo al tracollo della moneta verde e dei loro padroni. Il debito pubblico è in continuo aumento e allo stesso tempo ecco che vengono a mancare i finanziatori. Allora si comprende sotto altri aspetti quanto avviene in Ucraina e la ricerca degli U.S.A. di alzare la tensione cercando alleati sicuri in Europa. La strada intrapresa dal Governo di Obama è molto pericolosa. La Russia, e probabilmente la Cina, conoscono bene la situazione economica americana, quindi il quadro può decisamente deteriorare, fatto che spiegherebbe i piedi di piombo di Obama nella gestione della crisi diplomatica crimea: se la Russia vendesse “di colpo” la sua quota di debito pubblico made in USA, i titoli di stato crollerebbero di conseguenza, trascinandosi dietro il dollaro. Ed ecco, dunque, il motivo della tranquillità di Putin, che, saggiando l’inattivismo di Obama, ha capito di avere il coltello dalla parte del manico e sta iniziando a far “assaggiare” all’America le contromisure alle sanzioni invocate dal governo statunitense (di questi giorni la notizia del blocco dei circuiti Visa e Mastercard in alcune banche russe e dell’avvicinamento russo a Union Pay, la società di processing interbancario cinese).
E forse anche la crisi ucraina è solo partita dalla volontà dello zio Sam di occidentalizzare un paese in difficoltà (vedi il caso polacco) per poi indirizzare la sua crescita verso l’acquisto di titoli di stato americani…

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