domenica 3 maggio 2015

Costi politica: qui casca l'asino, anzi il GRILLINO


Questo grafico è vecchio e si riferisce al bilancio di Stato del 2011. Oggi le barre di Fiscal Compact, Fondo Salva Stati , Interessi sull'Euro PRESTATO sono molto più alti.
 
Ormai stanchi di ripeterlo sui vari social network, scriviamo questo post per tutti gli asini italiani, quegli analfabeti funzionali che stanno nuovamente cadendo nel trappolone dell'antipolitica andando dietro al Movimento 5 Stelle.
I grillini si offendono se li chiamiamo populisti, d'altronde 9.000.000 di voti li hanno presi dal popolo parlando con la pancia ( da bravi pupazzi del ventriloquo duo Grillo/Casaleggio ) senza ragionare prima di aprire bocca.
Questo grafico si riferisce al 2011, due anni prima del loro ingresso in parlamento. Credevamo che fossero preparati sui conti dello Stato visto che fanno i conti ai partiti sulle spese e sui costi della politica. Ebbene, i costi della politica sono circa lo 0,8% di tutti i costi che lo stato deve sopportare per ripagare il debito pubblico. Credevamo che questo fosse stato il loro argomento per una vera "rivoluzione" sociale ed invece continuano a parlare di tagli agli stipendi, di "restitution day" . Ebbene, loro non hanno restituito un bel niente, hanno solo versato parte dei loro soldi prima nel Fondo ammortamento Debito Pubblico ( gestito da banche ) e poi nel Fondo di Garanzia per il microcredito alle PMI ( sempre gestito da banche ). Le stesse banche che detengono i titoli di Stato a garanzia della restituzione dei soldi tramite prelievo fiscale. Quella parte imponente di barre celesti che vedete nel grafico. Tra l'altro, quei soldi che percepiscono non sono neanche i loro ma gli vengono prestati in quanto per ottenerli lo Stato emette titoli con restituzione ad interesse. Quindi se parlano di restituzione, possiamo dire che si tratta diRESTITUZIONE AL SISTEMA BANCARIO  che li ha prestati e non allo Stato. Di quei soldi non ricadrà nulla sull'economia reale.
Sarebbe offensivo dire che di economia non hanno capito nulla, nonostante le audizioni fatte in questi anni con rinomati economisti, Si sarebbero resi conto che quei soldi potevano essere SPESI per far girare l'economia reale sofferente.
La crisi dell'edilizia, dell'auto, dei concessionari, della ristorazione, del commercio al dettaglio poteva essere lenita se 10 milioni di euro fossero stati spesi piuttosto che restituiti alle banche per farli riprestare. Sì, riprestare. Perchè, come detto prima, i loro stipendi sono già a debito sul bilancio dello Stato e per quei soldi ci paghiamo interessi medi del 4% annuo composto. Toglierli dal mercato per ridarli alle banche che li riprestano vuol dire indebitare doppiamente per gli stessi soldi.

10.000.000 di euro potevano essere spesi in case, auto, ristoranti, e tutto ciò che concerne l'economia di mercato. Avrebbero dato una boccata di ossigeno a concessionari auto, ristoratori, artigiani edili, commercianti che aspettano che qualcuno che ha ancora i soldi entri in negozio e spenda. Ma si sa, la loro morale non gli avrebbe consentito di farlo perchè loro sono contro gli sprechi. Ebbene ricordiamo: i costi della politica sono solo lo 0,8% di tutto il debito italiano. La colpa non è dei politici che spendono ma dei politici che legiferano tali strumenti in favore del sistema bancario come MES, FISCAL COMPACT, FONDO SALVA STATI.
Strumenti voluti dall'Unione Europea che loro tanto difendono. Eppure loro fecero un gran casino contro il Fiscal Compact, quindi dovrebbero SAPERE che il problema non è quanto percepisce un politico. Vogliamo parlare anche di quanto percepiscono i loro "portaborse" ? Quelli pentastellati ? Suvvia. Sarebebro becero populismo
A proposito del fondo salva stati: erano proprio i grillini ad urlare sulla assurdità del meccanismo del Fondo. Dicevano che era assurdo pagare il Fondo per farsi riprestare i nostri soldi per essere salvati. Bene, loro con le restituzioni al sistema bancario hanno fatto la stessa cosa. hanno fatto in modo di riprestarci soldi già prestati, già addebitati allo Stato. Ma almeno, RESTITUITE ANCHE I SOLDI PER GLI INTERESSI ( ironicamente )
Ogni volta che vedrete questo video e questa immagine, ricordatevi del grafico iniziale per non cadere più nel loro becero populismo a fini di consenso elettorale. NOI VOGLIAMO L'ITALIA LIBERA DAL DEBITO.











ricordatevelo...i costi della politica sono solo lo 0,8% dei nostri problemi.
NOI VOGLIAMO SOVRANITA' MONETARIA PER NON AVERE PIU' IL CAPPIO AL COLLO

Vivere senza soldi ed essere felici

Premessa
I principi su cui si fondano le moderne società, cosidette civili, sono ispirati ai concetti di condivisione, perequazione, uguaglianza, democrazia, giustizia sociale, libertà, etc. Questo lo vuole la nostra Costituzione, quindi il nostro sistema giuridico, le scienze economiche, le religioni e per finire il buonsenso. Questi principi porterebbero a realizzare una società dove il tutto appartiene a tutti, dove tutti operano a beneficio della collettività, rendendo ogni cittadino beneficiario di una ricchezza equa e solidale, Insomma la società felice! Ma allora in una società simile, dove tutta la ricchezza verrebbe equamente distribuita, i soldi a cosa servirebbero?
Vivere senza soldi, lavorare tutti gratis ed essere felici.
Sarebbe possibile? Sono certo che la maggior parte di voi a questa domanda risponderebbe con un no! Molti di voi si chiederebbero: <<Come si potrebbe acquistare il cibo senza soldi? Come ci si potrebbe vestire? Come si potrebbe acquistare una casa? ...vivere senza soldi? Impossibile!>>. Io invece posso affermare con assoluta certezza che vivere senza soldi non solo è possibile, ma in assoluta assenza di denaro si vivrebbe pure meglio.
Sapete perchè società come quelle delle termiti, formiche e api sono dette "organizzate"? Perché semplicementesono società che riescono a distribuire fra tutti i soggetti, in modo equo, il lavoro e la ricchezza. Immaginiamo quindi di vivere in una società, come quella delle api, dove non esistono soldi e dove lavoriamo tutti e gratis, comprese le categorie privilegiate come parlamentari, dirigenti di enti e di industrie, notai, farmacisti etc. Quindi nessuna busta paga, niente tasse, niente pensioni e con un governo evoluto che lavora anch'esso gratis e senza privilegi, solo per amore della nazione e della politica.
Questo governo deve essere in grado solo di gestire una sana economia, ovvero un governo in grado di gestire la distribuzione in modo equo, fra tutti i cittadini della nazione, di lavoro e di ricchezza con pochi Ministeri. Per avanzare un ipotesi, ogni cittadino avrebbe a disposizione una nuova "carta di credito" dove il Ministero dell'Alimentazione accredirebbe ad ognuno una quantità di KCal necessaria all'alimentazione. Ogni cittadino quindi si recherebbe al supermercato per acquistare le KCal necessarie per sè e per la propria famiglia. Non di più! Il Ministero dell'Abbigliamento dovrebbe accreditare ad ognuno una quantità equa e sufficiente di vestiti e scarpe per ogni stagione, in funzione pure all'attività produttiva svolta. Il Ministero dei Trasporti accrediterebbe l'auto e i viaggi necessari ai cittadini per raggiungere la propria sede di lavoro ed inoltre organizzare ed accreditare i viaggi per le vacanze estive ed invernali. Il Ministero dell'Arte e dell'Intrattenimentoaccrediterebbe ad ogni cittadino l'ingresso a cinema, musei e teatri. Il Ministero dell'Alloggiogestire le abitazioni: garantire a tutti una casa nella propria residenza e gestire una residenza per le vacanze estive ed invernali nei periodi concordati. I Ministeri dell'Agricoltura e dell'Industria dovrebbero occuparsi di gestire la produzione in base al consumo, quindi produrre il necessario per tutti ed evitare la produzione di beni inutili e poco durevoli, il tutto nel pieno rispetto dell'ambiente. Ad esempio, per un minor impatto ambientale si ridurrebbe all'indispensabile, la produzione di auto. Gli operai della FIAT in eccesso verrebbero utilizzati in altre attività sociali, per ridurre il lavoro di altre categorie più penalizzate. Il Ministero del Lavoro avrebbe il compito di distribuire i lavoratori in modo equo, i disoccupati non esisterebbero in quanto, come detto prima, andrebbero ad aiutare coloro che lavorano di più o sostituire i lavoratori più anziani.
Conclusione. Oggi, grazie all'evoluzione tecnologica, la produttività rispetto solo al secolo scorso è aumentata, in alcuni settori, anche di migliaia di volte. Se vivessimo in un sistema economico, senza soldi, un sistema capace di evitare la produzione in massa di oggetti inutili ma solo gli essenziali e durevoli, un sistema capace di distribuire fra tutti i cittadini della nazione, in modo equo, il lavoro e la ricchezza, avremmo tutti più tempo da utilizzare per noi stessi, per la cura dei nostri figli, per la cura del corpo, delle arti della musica e dello spirito cosi come facevano gli antichi Greci.
Vivere senza soldi non significa vivere di briciole ma vivere in una società organizzata secondo il principio “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni” con la proposta del dono e della gratuità come elementi delle relazioni economiche.Vivere senza soldi è possibile. Senza soldi non sarebbe possibile ridurre in schiavitù l'intero genere umano. 


Vivere senza soldi nella storia dell'uomo
1 - L'uomo è comparso sulla terra circa 2,5 milioni di anni fa. Ha iniziato a svilupparsi nel Paleolitico con la nascita della tecnologia e con la comparsa delle prime forme di agricoltura. Nel Mesolitico (20.000-10.000 a.C. ca.), si vedono alcune società umane avviarsi all'agricoltura e alla vita sedentaria. Poi con il Neolitico (10.000 a.C. - 3.500 a.C. ca.) si ha il passaggio da comunità nomadi dedite alla caccia, alla pesca e alla raccolta a comunità stabili dedite all'agricoltura e l'allevamento. Fino a questo punto gli esseri umani sul pianeta non fanno uso di moneta e lo sviluppo tecnologico avviene comunque. La preistoria si conclude con l'invenzione della scrittura che dà vita alla Storia ( 3.500 a.C. – Tempo presente) divisa in Età del Bronzo (3.500-1.200 a.C. ca.) e l'Età del Ferro (1.200-600 a.C. ca.). Nel corso di queste età l'uomo impara a lavorare i metalli, dà vita a città e civiltà complesse da un punto di vista sociale, economico, politico, culturale e tecnologico. L’antica civiltà egizia (3000-2000 a.C.) ha costruito grandi piramidi e città, non ha avuto la necessità della moneta. In quel periodo vigeva un sistema sociale di tipo comunistico.
Si sostiene che la moneta, cosi come noi la concepiamo, nasce solo dal 800 a.c. circa e che nasce nel "Regno di Lidia"; una regione tra il Mondo Greco e l'Impero Persiano e che poi si diffonde in tutto il mondo greco mediterraneo. L'uomo fino a questo punto non ha bisogno di soldi per vivere infatti, nonostante i Cartaginesi fossero i mercanti più attivi del mediterraneo, iniziarono ad usarla solo nel IV secolo a.c. e non per scopi commerciali, bensi per usi militari. Le ultime fasi della storia dell'uomo sono occupate dall'Età medievale (476 d.C. - 1492 d.C.), dall'Età moderna (1492 d.C. - 1789 d.C.) e l'Età contemporanea (1789 d.C. - Tempo presente) ma solo nell'ultimo secolo la moneta ha avuto un utilizzo diffuso soprattutto nelle regioni industrializzate. Solo nell'ultimo decennio, per l'importanza smisurata che si dà a questo oggetto, si può assistere a fenomeni sociali senza precedenti. In Argentina, quello che veniva chiamato "il Granaio del Mondo", il 5° paese mondiale esportatore di carne, per assenza di soldi nel 2002 tre bambini muoiono ogni giorno per fame o per malattie legate alla malnutrizione.
Si sostiene e si è convinti che il progresso tecnologico sia stato possibile solo con l'uso di moneta, ma di certo non abbiamo la possibilità di appurare il contrario. Siamo certi che l'umanità non avrebbe avuto lo stesso sviluppo anche senza? Se per milioni di anni l'uomo ha fatto a meno dei soldi, siamo certi che siano cosi indispensabili o è solo un assunto che non osiamo mettere in discussione?
2 - Il caso Nomadelfia è un esempio attuale di società (fondata sul vangelo) che non fa uso di denaro.
3 - Avete mai osservato come vivono società come le formiche, le api o le termiti? Sono ben organizzate eppure non utilizzano soldi! Potreste immaginare voi degli extraterrestri che vengono sulla Terra con delle astronavi portando con sè dei soldi per fare acquisti? - A. Tirone

E' la Finanza che ci vuole alla fame

Finalmente anche i grandi media – (come al solito  sempre in ritardo) – si sono accorti che nel mondo manca il cibo, e che nei Paesi della povertà scoppiano tumulti per il pane e il riso  rincarato. Ovviamente, forniscono il risaputo elenco di cause: aumentati consumi cinesi e indiani, global warming, cereali destinati a bio-carburante anzichè all’alimentazione; e infine, la «speculazione»: gli investitori speculativi (hedge fund) sono lì a guadagnare sui rincari, puntanto su ulteriori rincari e con ciò provocandoli.
Ma tacciono sempre la causa primaria della carestia avanzante, che è la dittatura globale della finanza bancaria, di un’economia in cui i valori sono esclusivamente monetari.
La finanza, semplicemente, odia l’agricoltura. La odia da sempre.  Perchè?
Anzitutto perchè l’agricoltura non consente i profitti del 30-40% almeno che la speculazione esige ed ottiene dalle «industrie», specie «avanzate», e dai trucchi del marketing. Una tela blu che si produce a chilometri e costa quasi nulla, confezionata in un jeans che costa alla fabbrica forse 1,5 euro, si può vendere a 200 euro se vi si appone il marchio Dolce & Gabbana: questo sì che è profitto, ragazzi!

L’industria può essere incitata a produrre più merci con costi minori (meno lavoratori, più «produttivi»).  I «servizi», specie quelli immateriali, possono rendere il 40-50%. L’agricoltura no. Resta inchiodata, con ostinazione primordiale, ai rendimenti «naturali»: 3-4%, magari 8-10% per colture «pregiate», o che il marketing riesce a dichiarare pregiate.
Dal punto di vista della finanza, «non conviene» investire nella produzione agricola. Aumentare il concime chimico sui campi, spendere di più in gasolio per i trattori e in benzina per gli aerei da inseminazione estensiva, non porta ad aumenti di produzione proporzionale.
Soprattutto, il maggiore investimento non accelera la produzione.  Per quanto concime si butti, il grano ci mette sempre un anno a maturare.  Per quanti ormoni inietti nella vacca, per quanto la alimenti di soya, quella non farà il vitello che nei soliti nove mesi
Questa lentezza fa impazzire di rabbia gli usurai bancari.
Tanto più li esaspera la coscienza torbida che tutti i loro «valori» – quelli quotati in Borsa e sui «mercati» – dipendono, in ultima analisi, da quel solo valore, il cibo, prodotto con quella lentezza naturale.
Il dollaro e l’euro non valgono quello che dicono i «mercati», se il grano rincara (com’è avvenuto) del 200% in sette anni: valgono del 200 % in meno. Le azioni, le obbligazioni, i derivati, incommestibili, perdono ogni valore per la gente che non ha da mangiare.
Ma quello che davvero li manda in bestia è questo fatto: le messi e i raccolti sono un dono. Qualcuno, alla base dell’economia, regala le cose: ciò davvero fa’ rabbia agli usurai. Sì, il contadino si affatica, spende e s’indebita per comprare carburanti e concimi; ma il processo di fabbricazione, quello per cui il seme diventa una spiga che moltiplica i semi, o un fiore si tramuta in albicocca turgida, non è lui a padroneggiarlo. 
Avviene da sè. Ed è gratis.Il contadino lo sa benissimo, e quando vede il suo grano dorare, lo chiama «questo ben di Dio».Il che è, per la finanza, imperdonabile.
Il contadino, posta in opera tutta la sua tecnica e la sua sapienza e il suo lavoro perchè il dono annuale possa avvenire, poi, prega: che la grandine non devasti il frutteto, che il verme non roda l’uva e le grandi foglie del tabacco. Altro riconoscimento che il prodotto, alla fine, non dipende da lui.Altro fatto degno della massima punizione.
Non sto  idealizzando il contadino. Quand’ero ragazzino (parliamo di cinquant’anni fa’), ho passato estati in casa di parenti contadini, e due cose mi stupivano di loro: quanto bestemmiassero, e quanto mancassero di quattrini.Non mancavano di cibo, nè lo lesinavano a me ragazzino che stava con loro un mese o più: il coniglio arrosto, l’uovo fresco, il pane con l’olio, la zuppa di fagioli li davano con generosità, per loro non erano un costo, o non lo calcolavano, perché per loro era gratis.Mancavano però di denaro contante: comprare un paio di scarpe era una rarità, persino il sale – che andava comprato – era una spesa da fare oculatamente. La tavola  era abbondante, ma il portafoglio era vuoto, e i contadini erano tirchi.  E bestemmiavano.  Ora capisco che le due cose sono in relazione.
E’ la finanza che ha fatto sempre mancare i soldi ai contadini.
Il mercato – quello vero – a cui portavamo i polli e le uova, il grano e le pesche, non pagava che il minimo indispensabile. In contanti, l’uovo valeva poco o nulla. Si tornava dal mercato con pochi spiccioli, bestemmiando.
Anche voi bestemmiereste: tanta qualità di lavoro qualificato – perchè il contadino possedeva conoscenze stupefacenti sulla rotazione agricola, sul trifoglio che fertilizza la terra mentre nutre le vacche, sulla luna esatta in cui fare gli innesti, su una quantità di segreti e misteri che da ragazzino mi sarebbe piaciuto imparare – e tanto mal compensato.
Oggi, nella finanza, questi saperi si chiamano  «know-how», saper-come-fare, e sono apparentemente molti apprezzati; la realtà è che sono apprezzati (in milioni di euro) il know-how del pubblicitario e della velina, dello speculatore Soros e dell’usuraio, ma già il know how dell’ingegnere è pagato molto meno,  e quello del contadino, meno di tutti, ma molto,  molto  meno di tutti.
Perchè meno di tutti?
Come si è detto, perchè l’aumento dell’«investimento» non ha rapporto con l’aumento del «prodotto». Anzi peggio: il ciclo agricolo ideale consiste nel «risparmiare» gli investimenti, ridurli al minimo indispensabile in cui il dono possa avvenire.  Idealmente, è un ciclo chiuso di auto-produzione.Il concime è un sottoprodotto del bestiame e degli uomini (sterco, urina, strame fermentante), che non costa nulla – e ci mancherebbe che la cacca costasse.Le sementi, una quota del raccolto messa da parte.
Mettetevi nei panni dello speculatore finanziario, che vede il contadino tendere a non chiedere capitale per comprare il concime, perchè lo strame delle sue mucche glielo dà gratis. Il suo pensiero è: Crepa allora, villano!  Ti faro sputare sangue!
E infatti, sin dall’alba della storia, l’agricoltura è il settore più radicalmente espropriato.Perchè, pur essendo il settore su cui si basa tutta l’economia monetaria (non a caso è definito «settore primario»), essa è sostanzialmente estranea all’economia.
E’ «altro», è la fonte primaria di «abbondanza». In essa, il lavoro umano non si misura ad ore, è fatica estrema che nessuna moneta può pagare, nè nessuna Moody’s valutare: esattamente come il travaglio della mamma che partorisce un nuovo uomo.  Sicchè, da sempre, gli usurai, (alias le banche)  hanno fatto di tutto per indebitare l’agricoltore.Da sempre, lui mancando di soldi per le scarpe e il sale, gli hanno comprato il grano in erba, naturalmente con uno sconto: il tuo grano maturo varrebbe cento?  Te lo compro sul campo, però a 40.  Sai, se grandina, mi accollo il rischio finanziario…
Il contadino, bestemmiando, china il capo.
L’acquisto del grano in erba, che verdeggia sul campo, è il primo «future», il primordiale «prodotto finanziario derivato», su cui tutti gli altri sono modellati.Oggi che la finanza bancaria, grazie alla globalizzazione,  esercita la sua dittatura totale e incontrastata sul mondo, l’esproprio agricolo tocca ovviamente il limite estremo.Contadini indiani conoscono da millenni una pianta che produce naturalmente un pesticida? La ditta di bio-tecnologie quotata in Borsa si affretta a brevettarlo: ora i contadini indiani dovranno comprare il loro pesticida alla ditta di Wall Street.Bisogna impedire al contadino di avere le sue proprie sementi: ecco la Monsanto (1) offrirgli quelle brevettate, ibridi, OGM, ossia sterili. I chicchi che produce il grano OGM, anche seminati, non danno frutto. Ogni anno il contadino dovrà ricomprare le sementi. A credito.
E’ tutto così, naturalmente: l’offerta di concimi chimici, di macchinari, di biotecnologie, il marketing, le assicurazioni contro la grandine (così non avrai bisogno di pregare, villano), tutto è teso allo scopo unico: finanziarizzare l’agricoltura, renderla asservita al debito e al denaro, estrarne profitti innaturali. Naturalmente, la liberalizzazione mondiale dei commerci, imposta dal guardiano WTO della finanza, e dalle burocrazie sue serve strapagate, ha lo stesso scopo: trasformare il cibo totalmente in merce esportabile, dunque pagabile.
Perchè coltivate grano e producete latte in Europa, dove la manodopera costa, e l’agricoltura è diventata anti-economica (a forza d’ investimenti)? Compratelo dalle zone del mondo dove il grano costa meno, è «competitivo», è «concorrenziale».  Volete perseguire l’autosufficienza alimentare? Vecchie sorpassate teorie, autarchiche. (Pro  memoria: chi si  ricorda chi è stato uno dei primi fautori delle stalle vuote?  Nooo... il buon presidente Pertini!) Anzi peggio: la battaglia del grano era fascista, dunque è il Male Assoluto!
Oggi c’è il libero commercio, il gran mercato che vi offre tutte le merci al prezzo più competitivo! Così, l’eurocrazia ha abolito i sussidi all’agricoltura europea. Ha pagato altri sussidi, a dire il vero: ma per ammazzare le vacche, per svuotare le stalle, ha pagato per lasciare incolti i campi – e sono di colpo finiti i surplus. Caso strano, in USA invece i sussidi all’agricoltura sono stati promossi, ma per uno scopo: per i bio-carburanti.Produci mais da biofuel, e noi ti copriamo i costi, ha detto la finanza (con la voce della Casa Bianca) al contadino: e lui s’è buttato, il 16-18% dei terreni americani produce per il biocarburante. Per mettere 50 litri di bio-etanolo nel serbatoio dell’auto, si consumano 238 chili di granturcoSussidi di Stato tornano, ma per la speculazione, per la finanza monetaria.  E il mais da etanolo si potrebbe seminare su terreni marginali; ma no, vogliono che occupi i terreni primari, buoni per l’alimentazione umana. Non è certo un caso. Perchè il modo ultimo, finale e definitivo, per finanziarizzare l’agricoltura, è  provocare la scarsità.
Allora ciò che nasce gratis ha finalmente un «valore» quotato. E permette di estrarre profitti favolosi. Finalmente il frumento sale come le azioni, il 200% in otto anni! L’Etiopia importa granaglie per l’88% dei suoi consumi, il Niger per l’81%; e la gente lì spende il 70% del suo reddito solo per nutrirsi. Il rincaro del 200% sul cibo, là, è una pura e semplice tragedia.Moriranno di fame, perchè gli hanno detto che «era meglio» comprare le granaglie da fuori, anziché coltivare il miglio e la manioca da autoconsumo.Ai governi che, come l’egiziano o il vietnamita, hanno bloccato le esportazioni delle loro granaglie, le grandi banche mondiali intimano: «Non date sussidi agli agricoltori! Non bloccate il libero commercio col vostro protezionismo!».Il WTO li multerà, per il delitto di sfamare la propria gente.
Il vero problema, filosofeggia il Telegraph, è «malthusiano»: ci sono troppe bocche da sfamare nel mondo.Siamo già alla profezia di Alfred Jarry, l’inventore della patafisica. Egli fa dire al suo Re Ubu, prototipo del governante d’oggi, infinitamente stupido e ridicolmente arrogante: «Lorsque j’aurai pris toute la phynance, je tuerai tout le monde et je m’en irai». Ossia: «Quando avrò preso tutta la fynanza, ammazzerò tutti e me ne andrò».Non dice «finanza» ma «fynanza», è qui il sarcasmo di Jarry, inventore di parole e di personaggi fantastici più veri del reale.Inventò il dottor Faustroll, scopritore della patafisica, la neo-scienza più inutile mai esistita.Inventò la parola «Merdre», che è quel liquame in cui siamo, e non sappiamo come definire.
Profetizzò, come si vede, lo scopo della «phynance»: ammazzare tutto il mondo e poi andarsene.
Dove? Boh.
Maurizio Blondet

Gesù, la Sovranità Monetaria e la libertà di un popolo

"Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" - Mc 12,13.17
Dal Vangelo di Marco: Il tributo a Cesare
Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Dunque non è vostra questa moneta! Allora rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». E rimasero ammirati di lui.
Questa famosa frase è diventata un cardine nella riflessione sulla separazione tra la sfera religiosa e quella politica. La Chiesa con questo passo evangelico vorrebbe sostenere che Gesù riconosce l'autorità politica.
Secondo la Chiesa con la prima parte della frase (“Date a cesare quel che è di Cesare”), Gesù riconosce la liceità del pagamento del tributo all’autorità legittima, mentre con la seconda parte, precisa che l’uomo appartiene soltanto a Dio.
Secondo il mio parere questa interpretazione è errata. Come poteva Gesù, il figlio di Dio, cioè Dio fatto uomo, legittimare una autorità terrena quando invece ha creato l'uomo immortale nell’anima?
Anche se l'imperatore non viene sacralizzato, come poteva Gesù riconoscere una autorità posta in antitesi alla dimensione spirituale dell'uomo?
Questo passo del Vangelo è comunque la testimonianza che anche duemila anni addietro degli esseri umani venivano tormentati dai potenti (a quei tempi l'imperatore Tiberio Claudio Nerone) tramite l'utilizzo della moneta: prima veniva messa in circolazione per consentire al popolo la produzione e quindi lo scambio delle merci poi, per opprimerlo, ne riducevano la quantità, con alti prelievi fiscali.
Oggi è cambiato veramente poco se non per il fatto che la BCE privata (o la FED) si è sostituita all'imperatore, che la moneta scritturale o la banconota di carta si è sostituita all'oro.
Oggi noi cittadini (come i giudei allora) produciamo dei beni per vivere, anche in abbondanza, solo che per scambiarci tali beni e vivere quindi felicemente, abbiamo bisogno di una quantità sufficientemente adeguata di moneta e, ancora oggi, l'origine dei nostri mali sociali è legata alla moneta perché emessa da un soggetto privato (BCE) che, oltre a prestarla ad interessi, ne determina l'abbondanza o la scarsità facendo, di conseguenza, il bello e il cattivo tempo. Tutto questo avviene con la complicità dei governi che vengono foraggiati con il denaro che la banca stessa crea dal nulla.
In conclusione, aumentando le tasse la massa monetaria si riduce, gli scambi commerciali vengono inficiati, per cui noi cittadini diventiamo più poveri, non perché non ci siano beni, ma semplicemente perché ci siamo abituati cosi tanto all'utilizzo del denaro che nessuno riesce a trovare un modo alternativo per comprare o vendere senza la moneta cosiddetta ufficiale.
Ma se oggi seguissimo l'indicazione dataci da Gesù 2000 anni addietro, cosa accadrebbe?
La quasi totalità delle persone avrebbe una visione catastrofistica invece, restituendo tutta la moneta circolante alla BCE (privata), potrebbero accadere eventi tali da migliorare la vita di tutti noi, ovvero:
  1. per sopperire a questa carenza, noi cittadini tutti, saremmo costretti a trovare un modo alternativo per scambiarci i beni da noi prodotti (e quale modo se non quello di emettere moneta a sufficienza di proprietà del cittadino e non della banca) quindi...
  2. la BCE e banchieri in genere, non potrebbero gestire l'abbondanza o la scarsità, quindinon potrebbero più opprimerci con le tasse e tenerci nel bisogno, cosi...
  3. per la prima volta nella storia dell'uomo, il banchiere (l'imperatore ai tempi) perderebbe tutto il suo potere, non potrebbe fare scelte economiche a favore delle proprie multinazionali, non potrebbe corrompere i politici, non potrebbe pagare nessun esercito per fare guerre e nessuna Polizia per opprimere il popolo con la forza: i cittadini rifiutando la moneta dell'imperatore ovvero, non accettando la moneta del banchiere privato, impedirebbero ai militari di acquistare il cibo prodotto dagli agricoltori e quindi sarebbero costretti ad unirsi al popolo.
  4. I banchieri sarebbero costretti a sbracciarsi e lavorare come tutti gli altri esseri umani e finalmente sarebbero felici anche loro.
Per questi motivi Gesù voleva indicarci qualcosa di nuovo, qualcosa che ha a che fare più con la libertà del corpo e la Felicità dello Spirito che con i tributi. Credo che Gesù con il suo messaggio si riferisse a qualcosa di immensamente grande come quello di organizzare una società felice e senza soldi, una società organizzata secondo il principio “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni” con la proposta del dono e della gratuità come elementi delle relazioni economiche.
A. Tirone - cittadino credente

L'economia felice

ECONOMIA FELICE
Due sono gli argomenti che vengono resi difficili e incomprensibili al popolo. Uno è il sistema monetario, l'altro è l'economia, quella di benessere autentico, di servizio e d'amore, dove anche Gesù si sentirebbe veramente benvenuto. - A. Tirone
L'economia in naturaIn natura le specie animali si possono distinguere in due gruppi: quelle che si organizzano per formare delle società economiche, altre invece che formano società (gruppi) che, anche se estesi come le sardine e le cavallette, semplicemente prendono parte alla catena alimentare.
Le società economicamente organizzate, sono gruppi che hanno delle caratteristiche ben precise, ovvero si danno delle regole - valide per tutti i membri - e, tramite queste regole si organizzano per perseguire obiettivi di benessere comune.
Questi obiettivi sono: la produzione 
del cibo, la costruzione e la pulizia di una "casa" e la tutela stessa del gruppo, considerando quest'ultimo come un unico organismo.
Fra le specie viventi "economiche", oltre l'uomo, ci sono le api, le termiti e le formiche.
Le api, per esempio, per vivere, riprodursi e ripararsi, semplicemente si organizzano per raccogliere il nettare dai fiori, per trasformarlo in miele e cera. La cera servirà per costruire l'alveare dove ripararsi e le celle per ospitare le larve. Il miele servirà da nutrimento per tutti.
Nel fare questo le api sanno che è conveniente raccogliere nettare dai fiori vicini anziché da quelli lontani, perché volare lontano significa sprecare più energia a scapito della produzione di miele.
Il lavoro fra le api viene distribuito quanto più equamente possibile. E' previsto che tutte le api prendano parte all'organizzazione sociale dell'alveare. Nel corso dello sviluppo è pure previsto che un’ape possa cambiare la propria mansione, infatti, fra le api non esiste il disoccupato, perché quando vi è un eccesso di "lavoratori" in un settore, questo abbandona il proprio ruolo per impegnarsi in un settore dove il carico di lavoro è maggiore.
Insomma in natura rappresentano un esempio di perfetto sistema economico perché le api lavorano tutte, sprecano meno energia possibile per la produzione dei beni, producono e distribuiscono in modo equo il miele e soprattutto producono solo il miele di cui hanno bisogno perché l'eccesso non serve!
Cos'è l'economia? 
L'economia è quella materia che gli antichi greci chiamavano "οἴκος" (oikos = casa) inteso anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos= norma o legge), quindi studia come "trattare a norma di legge i beni della nazione" ovvero come utilizzare al meglio le risorse per soddisfare al meglio i bisogni individuali e collettivi.
Secondo una definizione "l'economia è la scienza che studia come le comunità usano le risorse scarse per produrre beni utili, e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti della comunità" (Samuelson).
A me piace definire l'economia come l'arte di un popolo nel sapersi organizzare per produrre, in modo efficiente e dalle risorse disponibili, i beni utili di cui ha bisogno nel pieno rispetto dell'ambiente. Un economia felice deve farci “VIVERE” come un tutt'uno con la natura perché noi esseri umani, non siamo i padroni del mondo.
Secondo la definizione del dizionario teologico "L'economia è un piano divino per l'uomo”.
L'economia viene chiamata pure (opportunisticamente) "scienza triste". In verità è un argomento che, con grafici, formule, termini tecnici, viene resa appositamente difficile ed incomprensibile dai media, dalle scuole, dai politici e dagli "specialisti del settore" affinché voi vi affidiate a chi non dovreste.I media inducono nei cittadini insensibilità nei confronti di questo argomento che, in genere, risulta interessante a pochi nonostante riguardi tutti.
L'economia invece, se opportunamente conosciuta ed eticamente applicata, riempirebbe le nostre vite di benessere perché un economia perfetta, di benessere autentico, si fonda sulla condivisione e sulla reciprocità, dove ogni singolo cittadino non è servo di nessuno, ma tutti sono gli uni al servizio degli altri.

Cosa vuol dire in pratica fare un economia felice? - Se in una comunità ci sono per esempio 100 personeImmaginiamo di essere catapultati su un nuovo pianeta e per semplicità immaginiamo di essere solo 1000 persone, cosa dovremmo fare?
Ebbene, noi componenti di questa comunità, non dovremmo far altro che organizzarci in modo da produrre a sufficienza cibo, vestiti, una casa per ogni famiglia e poi ancora servizi come la scuola, la sanità, etc; poi se siamo capaci di evolverci tecnologicamente e, se le risorse (metalli, minerali, energia,) ce lo consentono - possiamo produrre automobili, PC, macchine fotografiche, cellulari, satelliti spaziali, etc.
Non bisogna perdere di vista un concetto molto semplice: occorre creare solo quei beni necessari e sufficienti al fine di poter vivere una vita felice e per fare ciò occorre solamente che la materia prima venga trasformata tramite il lavoro dell'uomo.
Crematistica: Quella che viviamo oggi non è economia ma CREMATISTICA che non ha come scopo la vita felice, ma quello di incrementare la ricchezza fondando tutto sul profitto. Nella attuale società i governi di ogni nazione alimentano il mito della continua crescita, della competizione, della produzione in massa di oggetti spesso superflui, inutili e dannosi  per l'uomo e per l'ambiente. Questo avviene perché gli azionisti di banche e multinazionali di ogni genere vogliono esercitare il potere sugli altri. Per fare ciò queste entità corrompono i governi per esercitare sempre più pressioni fiscali o indurre il cittadino a bisogni c  non si prefigge di creare beni utili per soddisfare i bisogni primari e quindi godere dei piaceri dello spirito, ma l'uomo moderno viene costretto a lavorare per creare sempre più beniaccumularepoi godere di questiil denaro non viene solo usato com
Il Lavoro - L’obiettivo principale dell’economia quindi è produrre beni sufficienti per la comunità, poi calcolare quante ore lavoro occorrono per produrre questi beni e quindi distribuire le ore di lavoro sui cittadini. Quindi se per produrre questi beni occorrono globalmente 30 mila ore di lavoro all'anno, bisogna distribuire queste ore su tutti i cittadini. Ogni cittadino dovrebbe quindi lavorare mediamente 300 ore all'anno, ovvero un ora al giorno. Considerato che i bambini giocano, i giovani studiano, le donne crescono i figli, gli anziani si riposano, solo una stretta fascia di uomini adulti dovrà lavorare facendosi carico delle ore altrui. Quindi si stabilirà che solo i maschi adulti dai 20 ai 50 anni, lavoreranno circa 6 ore al giorno per 318 giorni l'anno (ecco da dove nasce la pensione).
Una sana economia vuole che risorse, lavoro e ricchezza vengano distribuite in modo più equo possibile; tutti i cittadini di una comunità devono impegnarsi a fornire il proprio contributo lavorativo per produrre questi beni che serviranno appunto, per ilbenessere comune. Oggi le istituzioni ci dicono che il lavoro manca, in verità il lavoro si è ridotto perché è stato sostituito dalle macchine che, in mano a società private, vengono utilizzate solo per fare profitti. Se le attività produttive fossero in mano allo stato, il lavoro, che servirebbe solo per la produzione di beni utili, non dovrebbe essere creato, ma visto l'abbondanza di beni disponibili deve essere solo distribuito, quindi "lavorare tutti lavorare meno" come recitava uno slogan di qualche anno fa! Se oggi i cittadini producessero solo beni utili, durevoli nel tempo, nel pieno rispetto dell'ambiente e quanto più è possibile a km0, il nostro lavoro si ridurrebbe notevolmente a beneficio di tutti, sopratutto dell'ambiente.
Il Lavoro - L’obiettivo principale dell’economia quindi è produrre beni sufficienti per la comunità, poi calcolare quante ore lavoro occorrono per produrre questi beni e quindi distribuire le ore di lavoro sui cittadini. Quindi se per produrre questi beni occorrono globalmente 30 mila ore di lavoro all'anno, bisogna distribuire queste ore su tutti i cittadini. Ogni cittadino dovrebbe quindi lavorare mediamente 300 ore all'anno, ovvero un ora al giorno. Considerato che i bambini giocano, i giovani studiano, le donne crescono i figli, gli anziani si riposano, solo una stretta fascia di uomini adulti dovrà lavorare facendosi carico delle ore altrui. Quindi si stabilirà che solo i maschi adulti dai 20 ai 50 anni, lavoreranno circa 6 ore al giorno per 318 giorni l'anno (ecco da dove nasce la pensione).
Una sana economia vuole che risorse, lavoro e ricchezza vengano distribuite in modo più equo possibile; tutti i cittadini di una comunità devono impegnarsi a fornire il proprio contributo lavorativo per produrre questi beni che serviranno appunto, per ilbenessere comune. Oggi le istituzioni ci dicono che il lavoro manca, in verità il lavoro si è ridotto perché è stato sostituito dalle macchine che, in mano a società private, vengono utilizzate solo per fare profitti. Se le attività produttive fossero in mano allo stato, il lavoro, che servirebbe solo per la produzione di beni utili, non dovrebbe essere creato, ma visto l'abbondanza di beni disponibili deve essere solo distribuito, quindi "lavorare tutti lavorare meno" come recitava uno slogan di qualche anno fa! Se oggi i cittadini producessero solo beni utili, durevoli nel tempo, nel pieno rispetto dell'ambiente e quanto più è possibile a km0, il nostro lavoro si ridurrebbe notevolmente a beneficio di tutti, sopratutto dell'ambiente.
Il proble un automobile poi, se siamo stati bravibeni primari (alimenti, indumenti, case) e beni secondari a sufficienza per tutti 100.
Non dovremmo fare altro che produrre Scopo di una sana società economica non è lavorare per produrre denaro per poi acquistare merci, ma produrre merci per poi, tramite il denaro, scambiarcele.
Cosa dice la Costituzione?Tutti sappiamo che la legge è costituita da un insieme di norme che hanno lo scopo di disciplinare la vita collettiva di una comunità di persone. La legge, in un paese civile ed evoluto, viene fatta a tutela, quindi a garanzia e a beneficio del cittadino. Se non si vive in un regime dittatoriale, la legge vuole che tutti gli appartenenti ad una comunità godano degli stessi diritti. In fatto di economia, anche la Costituzione Italiana si esprime in modo chiaro:
  • Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
  • Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
  • Art. 45. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.
  • Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
  • Art. 117. La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: ... e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie;
A questo punto appare chiaro e comprensibile ad ogni comune intelletto che, in una società libera, il popolo è sovrano e deve proteggere, per quanto è possibile, ogni membro della società, dall'ingiustizia e dall'oppressione di ogni altro membro della società stessa, cioè il dovere di stabilire un esatta giustizia. Quindi la scienza economica, in accordo e in armonia con i principi di uguaglianza, solidarietà, mutualità è lo strumento per garantire, insieme alla Costituzione, tali principi. A tal proposito tengo a ricordare ciò che sosteneva Platone (428-347 aC): " il governo deve attuare politiche come il capitano della nave che, badando sempre al bene della nave e dei naviganti, non ponendo norme scritte, ma fornendo come legge le propria tecnica, salva tutti quelli che navigano con lui, così in questo stesso modo coloro che hanno il potere di governare realizzeranno una retta costituzione, offrendo la forza della propria tecnica, superiore a quella delle leggi”.

Il Lavoro

Una società libera che viva di un economia di benessere autentico non deve far altro che tornare a fare iniziare  per vivere di
Cosa vuol dire in pratica economia? In pratica bisognerebbe iniziare a fare ciò che è stato fatto per millenni Immaginiamo di essere solo 1000 cittadini e che siamo stati catapultati su un nuovo pianeta, da cosa dovremmo iniziare?
Principalmente dovremmo organizzarci per produrre e garantire cibo per tutti. Occorre quindi impegnarsi nell'agricoltura, bisogna iniziare a coltivare la terra e ad allevare animali.
Non appena ci si specializza a produrre cibo in abbondanza ed il lavoro nelle campagne si riduce, parte della popolazione abbandona i campi per produrre - dal cotone, dalla lana, dalle pelli, dal legno e dalle risorse minerarie - indumenti ed attrezzi, sviluppando quindi l'artigianato.
Quando agricoltura ed artigianato si sviluppa
che andranno via via ad aumentare la produttività di tutti grazie all.  L'artigianato si sviluppa grazie al fatto che la produttività agricola aumenta per cui gli agricoltori possono produrre cibo a sufficic
Quando la popolazione rurale avrà garantito e sviluppato il settore primario, quindi ci sarà cibo a sufficienza per tutti, si andrà a promuovere e poi sviluppare, il settore secondario
beni primari (cibo, indumenti, una casa) e beni secondari (automobili, elettrodomestici, PC, etc) a sufficienza per tutti 100. Scopo di una sana società economica non è lavorare per produrre beni in abbondanza e superflui per ricavarne denaro per poi acquistare altre merci, ma quello di produrre merci a sufficienza per poi - tramite il denaro - scambiarcele.

Le moderne società, cosiddette civili, si dicono tali perché i cittadini, spinti da principi comunitari, si danno delle regole, valide per tutti i componenti e, tramite queste regole, si organizzano per perseguire fini di benessere collettivo.
Per il benessere di una collettività, occorre che risorse, lavoro e ricchezza vengano distribuite in modo più equo possibile; ogni cittadino di una comunità deve impegnarsi a fornire il proprio contributo lavorativo per produrre beni che serviranno per il benessere di tutti.
Oggi le istituzioni ci dicono che il lavoro manca, in verità il lavoro si è ridotto perché è stato sostituito dalle macchine che, in mano a società private, vengono utilizzate solo per fare profitti. Se le attività produttive fossero in mano allo stato, il lavoro non dovrebbe essere creato, ma solo distribuito, quindi "lavorare tutti lavorare meno" come recitava uno slogan di qualche anno fa! Se oggi i cittadini producessero solo beni utili, durevoli nel tempo, nel pieno rispetto dell'ambiente e quanto più è possibile a km0, il nostro lavoro si ridurrebbe notevolmente a beneficio di tutti.

Più che una scienza mi piace definire l'economia come la semplice arte di una comunità nel sapersi organizzare per perseguire un fine: il benessere comune nel pieno rispetto dell'ambiente!
Per iniziare a capire le basi di quest'arte non occorre conoscere grandi ed enciclopediche teorie, non occorrono né università, né lauree, ma è sufficiente affidarsi al proprio buon senso applicare pricipi più con coscienza che con scienza
settore primario, secondario terziario
L'economia degli uomini
La nostra società viene detta civile perché i cittadini, in una nazione hanno deciso di organizzarsi per perseguire un fine: il benessere comune!
Un economia perfetta, di benessere autentico, si fonda sulla condivisione e sulla reciprocità, dove ogni singolo cittadino non è servo di nessuno, ma tutti sono gli uni al servizio degli altri.
Gli esseri umani per poter vivere hanno bisogno principalmente di 4 elementi: di cibarsi, di coprirsi, di una casa per ripararsi e dell'Amore, inteso come relazione sociale. Quest'ultimo, anche se non è un bene materiale contemplato nei testi, risulta impoprtante e indispensabile per la produzione dei beni materiali, viceversa, in una comunità senza cibo, vestiti e case, anche l'Amore verrebbe compromesso.
Il settore primario: Punto di partenza dell'economia di una società.
Per soddisfare i bisogni primari i cittadini di una comunità iniziano a coltivare la terra e ad allevare animali per garantire cibo per tutti. Poi si producono granaglie per allevare animali (se i pascoli non sono sufficienti), si produce cotone, pelli, lana per fare vestiti e scarpe.
Contemporaneamente a queste attività rurali si sviluppa anche l'artigianato, quindi sarti, pellettieri, muratori, fabbri, falegnami e cosi via.
Sviluppo economico
La ricchezza
La ricchezza di questa comunità è rappresentata nella capacità del territorio di produrre questi beni, detti primari, e nella capacità degli artigiani nel saper trasformare le materie prime in prodotti finiti. Altre ricchezze sono i fiumi, i laghi, i boschi, per il loro valore ambientale ed energetico. Se bruciamo della legna per scaldarci e per costruire case e contemporaneamente rimboschiamo i terreni, l'impatto ambientale è zero, cioè energia gratuita senza  danni nè sprechi.
Il denaro come mezzo di scambio
In una comunità, i cittadini per scambiarsi i beni da loro stessi prodotti, utilizzeranno uno strumento: la moneta. Oggi, gran parte della moneta è in formato elettronico, ma questo poco importa. La cosa importante è che,  dopo aver stabilito i prezzi dei beni, la moneta in circolazione sia in quantità sufficientemente adeguata ai beni prodotti, in modo che non ci siano difficoltà nello scambiare i beni.
Ricordate che la moneta di per se non ha alcun valore, è solo un foglio di carta o impulsi elettronici! La moneta acquisisce valore solo perché esistono i beni nel territorio, pertanto se la moneta in un territorio è poca, questo può causare la paralisi degli scambi.
La paralisi degli scambi in un determinato territorio provoca povertà nonostante i cittadini siano ricchi di risorse.
In una regione desertica, priva di ogni risorsa gli organi preposti potrebbero stampare montagne di denaro, ma ciò servirebbe solo a sprecare carta ed inchiostro, il territorio rimarrebbe comunque povero perché non esistono merci da scambiare.
L'organo preposto alla produzione di moneta è il Ministero del Tesoro.
Il PIL
Per PIL si intende il Prodotto interno Lordo, ovvero la quantità di beni e servizi prodotti dalla popolazione. Nell'attuale economia indica il livello di benessere, ma in realtà, come vedremo di seguito, non è cosi. Il PIL può essere utile per avere una stima della quantità di moneta da produrre, infatti se la popolazione aumenta, si prevede che aumenteranno sia i beni prodotti che quelli consumati, il PIL tenderà ad aumentare e di conseguenza si dovrà emettere più moneta. Se per ipotesi, la popolazione di un territorio si dimezza per una malattia mortale contaggiosa, il PIL tenderà a dimezzarsi, pertanto gli organi preposti saranno costretti a ritirare dal circuito economico il 50% della moneta. In conclusione, se la popolazione in un territorio si dimezza il PIL, inteso come indice di benessere non cambia. Ma perché nelle attuali economie il PIL deve sempre crescere? Se una popolazione in un territorio già dispone a sufficienza di beni, anzi dispone pure del superfluo per poter vivere dignitosamente, perchè produrre sempre di più? A cosa serve l'eccesso? Perchè dobbiamo essere competititvi? Per le risposte leggi Rapporto Debito pubblico/PIL
Il settore secondario: L’industrializzazione
Dal settore primario a quello secondario si passa grazie allo sviluppo di pratiche agricole che consentono una maggiore produzione di beni primari.
Se per esempio il 50% della popolazione è in grado di soddisfare la produzione di cibo, vestiti e gli altri beni primari per tutta la popolazionei il rimante 50% dei cittadini andranno a promuovere e poi sviluppare, il settore secondario.
Sempre con della carta, il Governo emette ancora moneta per pagare stipendi a degli operai, i quali si impegneranno nella estrazione di materie prime per poi trasformarle e quindi contribuire al progresso delle industrie metallurgiche, meccaniche, chimiche e farmaceutiche. Di seguito lo Stato andrà a programmare la costruzione di strade, ponti, linee ferroviarie e incentivare la produzione e distribuzione dell'acqua, dell'energia elettrica, del gas.
Con una maggiore emissione di moneta gli operai potranno acquistare cibo, scarpe, abiti e tutti i beni primari prodotti dalla popolazione rurale nonchè un abitazione. La popolazione rurale invece potrà, insieme a tutti gli altri cittadini, beneficiare di tutti i prodotti e servizi del settore secondario.
In conclusione tutti i cittadini, come vuole l'economia e la costituzione, svolgono una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Le "utopie" sociali: istruzione, sanità .
Nei secoli passati sostenere di fornire gratuitamente l'istruzione, l'assistenza sanitaria e le pensioni, era considerata un utopie. Ma come è stato possibile giungere a tutto cio?
Grazie all'avvento della tecnologia e dell'automatizzazione, la produttività è aumentata migliaia di volte, questo significa che poche persone possono garantire la produzione di beni primari per tutto il resto della popolazione. La rimanente popolazione libera dal lavoro, in base all'art 2 della Costituzione, viene utilizzata come personale scolastico e sanitario.
La pensione
Visto che la tecnologia consente un alta produttività di beni, ai cittadini di una certa età viene data la possibilità di abbandonare l'attività lavorativa. Se già i cittadini di una fascia di età che và dai 30 ai 50 anni sono in grado di produrre tutto ciò di cui si ha bisogno, perché un anziano dovrebbe lavorare? Cosa dovrebbe produrre? Allo Stato attuale, visto che le "macchine fanno già la quasi totalità del lavoro, i cittadini potrebbero andare in pensione già a 45 anni. Monetizzando loro una quantità di denaro è chiaro che comprerebbero
Le tasse
Servono principalmente a pagare i servizi come l'istruzione, la sanità, le infrastrutture ma lo scopo principale delle tasse è l'importante funzione della
Il resto della popolazione anzichè rimanere senza lasostituire migliaia di altre persone. Tutto ciò può essere tradotto in due modi:
- il lavoro di un intera collettività viene distribuito su tutti i cittadini, pertanto ogni cittadino dovrebbe lavorare (per esempio) 1 giorni la settimana da bambino fino a tarda età.
-  settimaindividuo lavoredeve essere distribuito solo sul 30% dei cittadini. Pertanto la Repubblica può garantire l'istruzione gratuita a tutti fino agli studi universitari, può tutelare e garantire la salute pubblica (art 32).
La pensione non è altro che la monetizzazione del lavoro che fanno i giovani per gli anziani e quando a loro volta saranno anziani, i giovani lavoreranno sempre meno.
Già nel secolo scorso mio nonno, con un ettaro di terreno, quattro galline e un mulo, riusciva a vivere insieme a sua moglie e ai suoi 5 figli. A quei tempi il lavoro era duro, ma togliendo le domeniche, che era il giorno del Signore e i giorni di pioggia, si lavorava 250 giorni l'anno. Mio nonno a quei tempi aveva una casa senza aver mai chiesto un mutuo (era vergogna).
Oggi diremmo che erano poveri, ma non era cosi, allora le condizioni di vita erano pressochè uguali per tutti, gli anziani lavoravano fino a tarda età e i bambini iniziavano sin da giovanissimi, ma ciò era dovuto ad una carenza di tecnologia, tuttavia quando un bambino decideva di imparare un arte, continuava a fare quel lavoro per tutta la vita.

Un abbraccio di luce e amore Gioia
consulto telefonico num. 06/98379041
costo 50cent al minuto


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