Olio di palma: la desolante verità

 
 
 
 
 
 
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“Gli oranghi sono sempre più in pericolo a causa degli incendi in Indonesia. Le multinazionali dell’olio di palma continuano a distruggere le foreste. Quando le parole non bastano per descrivere questa gravissima situazione, ecco delle immagini commoventi che ci mostrano il salvataggio di mamma orango e del suo piccolo dalle fiamme.
I volontari di International Animal Rescue sono attivi nelle foreste del Borneo per salvare gli animali dagli incendi che devastano questi territori. Il gruppo di volontari di recente ha salvato da una situazione disperata degli oranghi che rischiavano di essere vittime sia delle fiamme che della crudeltà dell’uomo.
Il gruppo di volontari è intervenuto appena in tempo per mettere fine ad una situazione che sembrava ormai disperata. La fotografia della scena mostra lo sguardo di mamma orango nel momento in cui l’angoscia si trasforma in una speranza di salvezza per lei e per il suo piccolo.
Entrambi sono stati prima soccorsi e poi trasportati in una zona sicura e protetta della foresta pluviale, dove sono monitorati da un gruppo di esperti che hanno il compito di assicurarsi che si stiano riprendendo per il meglio da questa triste esperienza.
La loro storia diventa così il simbolo di come le mire di ricchezza dell’uomo stiano minacciando giorno dopo giorno la vita di animali già a rischio di estinzione. Mamma orango e il suo piccolo sono tra i fortunati che hanno avuto salva la vita grazie all’impegno dei volontari attivi in Indonesia, ma la situazione degli incendi continua ad essere molto grave, con foreste che vengono continuamente divorate dalle fiamme per fare spazio soprattutto alla coltivazione di palme da olio.
Dopo i roghi nelle foreste, arrivano le nuove pinatagioni di palme da olio, come documentano le nuove fotografie scattate da Greenpeace.
Greenpeace diffonde nuove foto che mostrano il recente impianto di piantagioni di palma da olio al posto delle foreste distrutte dagli incendi che divampano da settimane nella regione di Kalimantan.
Ora Greenpeace chiede al Governo indonesiano di impedire che si possa trarre profitto dalla distruzione delle foreste e dalla conseguente emergenza ambientale e sanitaria provocata dagli incendi, dal fumo e dalle ceneri che soffocano la regione.
Secondo quanto comunicato da Greenpeace, un portavoce dell’Associazione Indonesiana di Produttori di Olio di Palma ha dichiarato che l’industria dell’olio di palma è vittima di una campagna diffamatoria, e ha suggerito che gli incendi siano stati orchestrati per danneggiare l’immagine dell’industria dell’olio di palma in Indonesia.
Tuttavia, quando Greenpeace aveva visitato la zona interessata dagli incendi, lo scorso 27 ottobre, la popolazione locale aveva dichiarato agli investigatori che l’area era stata bruciata due volte: una pratica illegale ma molto comune per preparare il suolo per la palma da olio.




“La polizia sta ancora indagando su quanto successo in quest’area per determinare se ha avuto luogo un reato. Eppure qualcuno sta già sfruttando la devastazione causata dagli incendi per piantare palma da olio. A chi appartiene davvero questa terra? Gli incendi sono stati appiccati dolosamente? Non lo sapremo finché il governo non pubblicherà le mappe delle concessioni e prenderà seri provvedimenti nei confronti di chi vorrebbe lucrare su questa emergenza ambientale e sanitaria” – ha spiegato Greenpeace.
Siamo ormai di fronte alla più grave crisi ambientale del mondo dove non esiste più il minimo rispetto per gli animali, per l’ambiente e per foreste originarie che non potranno mai più rigenerarsi. Per fortuna però nel bel mezzo della devastazione esistono persone che continuano ad impegnarsi e che credono che non sia ancora persa l’ultima speranza.”
Marta Albè

La cospirazione delle mucche

 
 
 
 
 
 
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Questo è un documento molto importante da discutere e condividere!
Ora si capisce perchè la maggior parte delle persone non è a conoscenza dell’attuale situazione, talmente drammatica da presupporre la più grande estinzione di massa!
Da anni si puntualizza e si contesta il sistema industriale e dei trasporti come maggiore responsabile dell’effetto serra, dell’inquinamento atmosferico e della deforestazione…mentre non si evidenzia, non si discute abbastanza o quasi per niente che i veri responsabili di tale devastazione sono gli allevamenti intensivi degli Animali, con il relativo indotto, e la pesca sconsiderata negli oceani che tramite reti gigantesche annienta specie marine non propriamente adatte al consumo Umano. L’industria della carne contribuisce notevolmente al surriscaldamento dell’atmosfera, alla distruzione delle foreste, allo spreco idrico e alla desertificazione. Oltre al genocidio Animale, e non certamente per meno importanza, essa è responsabile della più grande catasfrofe della storia recente. Dobbiamo risalire alla scomparsa dei Dinosauri per paragonare un tale annientamento dalle cifre apocalittiche! E nessuno, o ben pochi, ne parla! Le principali organizzazioni ambientaliste tacciono o non vogliono affrontare pubblicamente la questione, e solo ora è chiaro perchè lo stesso Al Gore nel suo prezioso ma incompleto documento “Una scomoda verità” non menziona una sola parola in merito agli allevamenti intensivi. Paura? Ignoranza? Imprecisione nell’esporre i fatti reali? O piuttosto un voler appositamente mistificare e distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla pura e cruda verità? Altro che scomoda! Assolutamente consapevole e ben voluta dalle corporazioni del cibo!
Molto astutamente si cerca di indurre negli acquirenti un consumo sostenibile tramite furbe e sofisticate azioni di propaganda, le quali molte di esse affermano pubblicamente che il miglior metodo per salvare Animali e Pesci è…mangiarli! Ovvero accettare un sistema produttivo biologico e certificato che classifichi e categorizzi un allevamento controllato e massificato su specifiche liste di protocollo, impedendo (secondo loro) una produzione (e quindi uccisione) incontrollata o sconsiderata. Non è tramite il “business green” che si impedisce la morte di miliardi di specie viventi! Non certamente perseguendo un sistema capitalista sanguinario nel suo essere spregiudicato che si otterranno buoni risultati di salvaguardia e parsimonia! Indubbiamente se si continuerà su questo percorso, costituito principalmente da disinformazione e mistificazione, le vittime passate ma valorose di chi ha voluto personalmente esporre il problema non saranno mai giustificate! Chi ha cercato con coraggio e caparbietà di effettuare un cambiamento di rottura è stato ucciso o perseguitato! Nessuno ha il diritto di distogliere la volontà etica delle persone!
Se da oggi a venire non si affronteranno responsabilmente le attuali abitudini quotidiane riducendo quindi e notevolmente i consumi di carne e derivati…non sarà più necessario nessun buon proposito per ottenere energia pulita! Non sarà più necessaria nessuna conversione industriale! L’estinzione diverrà una precisa realtà!

Le Foreste e l’Uomo

 
 
 
 
 
 
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Tutte le rivoluzioni sociali portano inevitabilmente ad una scelta, ad una rinuncia, e ciò sta accadendo anche nel movimento vegan. Amare gli Animali considerandosi animalisti, senza fare altrettanto con gli umani definendosi dunque umanisti, è totalmente sbagliato. La vita, tutta, va amata e rispettata. In questo senso dovremmo definirci Animali-Umani, considerando dunque l’uomo e la donna individui essenziali facenti parte di un ecosistema terrestre articolato, con all’interno una varietà di esseri viventi altrettanto complessi e straordinariamente stupendi nella loro essenza. Questo è vero animalismo non specista: una specie che non prevale su un altra. Ecosistema significa anche giusto equilibrio perchè la vita stessa perduri all’infinito, senza nessun evento esterno forzatamente intromesso che possa spezzare un evoluzione innata e primordiale che persiste da migliaia di anni. Uscire da un concetto puramente antropocentrico può far capire l’immensità e lo splendore che il pianeta può offrire, senza chiedere nulla in cambio. Le risorse naturali, oggi esistenti sulla Terra, hanno impiegato milioni di anni per costituirsi e consolidarsi. Un solo secolo di rivoluzione industriale ha messo a serio rischio un equilibrio naturale tanto complesso, quanto estremamente fragile e delicato da riprendere. Ovviamente questo vero ed autentico animalismo può sussistere solo in base alla vita stessa che collega, da sempre, la specie. Ovvero l’evoluzione stessa ci ha portato fin qui dove siamo ora, proprio perchè l’unione terrestre ha permesso il proliferare di varietà diverse e stupendamente tali da creare quello che molti definiscono un autentico paradiso vivente.
Molti studiosi e sociologi affermano che l’era del capitalismo moderno sia giunta ormai al suo termine. Non è più sostenibile un società umana basata sullo sfruttamento di risorse naturali finite a seguito di fatturati corporativi infiniti. Ecco perchè si deve incentivare urgentemente uno sviluppo economico (di nome e di fatto) che concentri gli sforzi lavorativi dei popoli su coltivazioni biologiche a filera corta insieme a consumi sostenibili. Un benessere solo illusorio basato su bisogni non necessari che esaurisce notevolmente ogni risorsa personale e naturale, è uno stile di vita scellerato ed irresponsabile! Una decrescita responsabile e graduale può solo permettere uno sviluppo più logico ed etico verso nuove prospettive di vita. Non si può pretendere che l’intero ecosistema subisca ancora questa usurpazione incontrollata. Alluvioni e cataclismi climatici verificatisi negli ultimi anni, sono una prova inconfutabile di quello che sta accadendo. Ai poli artici la situazione è molto critica e drammatica. L’inquinamento atmosferico è una triste conseguenza di un industrializzazione basata sullo sfruttamento di ogni essere vivente sul pianeta, ipocritamente da chi ne fa parte egoisticamente ed unicamente come unico protagonista indiscusso. Il colonialismo ha imprigionato l’Africa in uno stato di usurpazione ed abbandono. Il capitalismo carnista ha condannato miseramente tutta l’umanità in un stato di malattia forzata. Ogni anno vengono disboscate intere foreste, per far spazio a coltivazioni utili alla nutrizione di Animali in gabbia, concepiti artificialmente, nutriti ininterrottamente, ingrassati a dismisura per ottenere prodotti commerciali di uso comune in diete da un sapore gastronomico di eccellenza. Per produrre un solo chilo di carne bovina da allevamento intensivo è necessaria un enorme quantità di acqua (circa 15.500 litri), molto di più rispetto alla produzione di grano o mais (circa 2.400). L’impronta idrica umana è molto evidente e pesante, incrementata soprattutto dall’industrializzazione di ogni settore produttivo. (documento scaricabile quihttp://missioni.blog.diocesifirenze.it/files/2013/06/Impronta-idrica.9-14.pdf)
“Siamo esseri umani perchè qualcuno ci ha raccontato la favola fantastica che l’uomo e la donna sono gli unici individui terrestri che provano emozioni, amore, compassione e dolore?”
E’ appurato che anche gli Animali provano sensazioni fisiche molto intense. La schiavitù che gli abbiamo imposto ne è una macabra testimonianza. Una prova incorruttibile che spiega e racconta come, quando e perchè, provano fisicamente e mentalmente, tutto il male che gli infliggiamo. Sempre più spesso si ricorre a teorie, tecniche e mezzi sofisticati per aiutare ad eliminare il dolore. Dolore superficiale. Patologie derivanti soprattutto dal benessere consumista. Farmaci come droghe legalizzate, che spingono ad eliminare un dolore innato, che accompagna da sempre ogni essere vivente, e che indubbiamente aiuterà sempre a capire la propria vitalità. Un dolore fisico non mortale, non scatenato da una malattia, o da un evento traumatico. Un dolore derivato da una repressione del subconscio. Una reazione naturale del cervello che distoglie l’attenzione da stress e preoccupazioni, rivolgendola verso il sistema nervoso, creando appunto il dolore fisico. Forse anche le piante provano sensazioni fisiche. Non è escluso che ciò sia plausibile. Ma le differenze tra il nostro organismo e la loro struttura, è evidente non a pochi. Non sappiamo quasi nulla della loro esistenza. Eppure loro stesse ci aiutano ogni giorno a vivere meglio. Con l’aria che respiriamo, con i frutti che mangiamo, con le erbe che assumiamo.

Libero arbitrio

 
 
 
 
 
 
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Saldi
Anche se riguarda poco al contesto attuale mi piace fare un paragone alquanto significativo sulla realtà presente capitalista: “Perchè mai un governo americano immorale manderebbe i suoi giovani soldati (la sua leva vitale) a morire e ad uccidere civili innocenti in un paese sovrano che nulla aveva causato alla popolazione americana?”. Chi crede ancora che l’11 settembre 2001 sia stato causato da uno sceicco nascosto in una grotta…significa non capire le regole macabre e micidiali di una società capitalista sanguinaria.
Il genocidio animale è frutto delirante di un sistema economico che costringe le persone a nutrirsi e a vestirsi di altri esseri viventi, oltre che di tante altre cattive abitudini assolutamente psicotiche: andare in palestra per dimagrire dopo essersi ingozzati di ogni alimento carnista, usando magari l’auto come mezzo di spostamento, significa essere parte integrante di una società psicotica!
Far parte di un movimento rivoluzionario non è estremismo…è coerenza e responsabilità verso un cambiamento etico rigoroso. Chi sceglie il gusto macabro del cibo rispetto ad una consapevolezza più etica della vita…crea una opportunità di sviluppo commerciale destinato solo ed esclusivamente allo sfruttamento animale.
Il vero estremismo è questo!
Ognuno fa come vuole è vero, ma la nostra singola scelta personale rapportata ad un contesto globale fa la differenza…in positivo o in negativo in merito alla liberazione animale. L’aspetto salutistico vegetariano non ha nulla da condividere con l’aspetto etico vegano. Sono agli antipodi, le terminologie sono importanti quando si parla di presa di coscienza. Chi non vuole abbandonare il gusto piacevole del proprio menù carnista effettua una scelta personale che non può e non deve condividere eticamente con chi invece ha già oltrepassato la sua consapevolezza. Tutti siamo coivolti in quanto consumatori…carnisti, vegetariani e vegani. Ognuno effettua una scelta e le responsabilità sono pesate in base alla propria presa di coscienza.
A me personalmente quello che fa veramente dubitare è vedere tutti questi nomignoli Veg o V accoppiati al proprio nome, come se volessero creare a tutti i costi una casta o un gruppo appartenente a qualcosa che fa tendenza o moda o schieramento. L’etica vegana antispecista è un altra cosa. La liberazione animale non si combatte certamente sui social network a botta e risposta con presunti spot pubblicitari brandizzati legati a quel ristorante veg o a quell’evento particolare in cui si cucinano tofu, seitan o peggio latticini etici. La presa di coscienza antispecista è strettamente personale e va inquadrata in un contesto pacifico che raggruppa ogni essere vivente inglobato nell’ecosistema terrestre.
Questo è estremismo antipatico Che Guevarista??! “Allora non portate a spasso il cane indossando il woolrich e bevendo una coca-cola…magari esaltandovi e glorificandovi che non mangiate carne perchè siete animalisti-veg.”
In tutte queste discussioni, pur essendo costruttive in qualche modo o in una certa misura, si dimentica sempre di parlare dei veri protagonisti sofferenti a cui nessuno ha chiesto se vogliono vivere in un mondo specista privo di rispetto per la vita altrui. Gli Animali, nessuno escluso, sono le uniche vittime di tutto questo consumismo sfrenato ed infinito. Ogni modifica biologica che viene effettuata forzatamente implica una conseguenza irreparabile per il futuro dell’ecosistema. Ci sono tante specie viventi in via d’estinzione, o in prossima imminente sparizione, di cui nessuno o raramente parla. Ci si preoccupa giustamente, e a volte neanche troppo spesso, di mucche, maiali, pecore, galline, cavalli proprio perchè sono il simbolo dell’alimentazione carnista umana, quando non tutti sanno che esistono tanti altri esseri viventi che lottano ogni giorno per la loro sopravvivenza, colpevoli solo di essere nati su un pianeta dove esiste un loro “collega” (chiamato essere umano) che da quando è scappato dalle caverne ha un unico grande inarrestabile desiderio di potere e lusso.
Questo perchè viviamo in uno stato sociale antropocentrico in cui l’uomo e la donna sono al centro di tutto e di tutti, e quindi a nessuno importa se gli oranghi che vivono tragicamente lontano da noi migliaia e migliaia di km stanno scomparendo per colpa delle coltivazioni da olio di palma. Pochi ne parlano e sicuramente non chi può e deve prendere provvedimenti.
E torniamo sempre sullo stesso discorso: profitto=capitalismo=sfruttamento=lusso=benessere umano.
Uscire da questa epoca carnista non è facile, anzi pare un utopia…ma almeno essere consapevoli della propria impronta terrestre, è già un passo in avanti!
“Per gli Umani il lavoro è un diritto, per gli Animali una schiavitù.” (cit. di Paola Re su Veganzetta http://www.veganzetta.org/cavalli-da)
Esattamente…o meglio lo è per noi borghesi industrializzati. Ma la schiavitù ha sempre accompagnato la nostra storia per molto tempo, ed ancora oggi in alcuni luoghi a noi lontani esiste in pratiche violente e sanguinose. Da sempre violenza e morte sono concetti specifici ben inquadrati nell’essere umano privo di una logica etica che possa farlo svegliare da un torpore esistenziale puramente egoista.
Animali ed Umani sono il frutto di migliaia di anni d’evoluzione terrestre grazie ad un habitat favorevole che ha permesso lo sviluppo vitale di ogni forma di vita. Un ecosistema perfetto e meraviglioso che rischia di essere compromesso proprio da parte di uno dei loro figli. Per quanto tempo ancora l’Uomo e la Donna potranno giocare in maniera macabra e micidiale sull’esistenze altrui, manipolando ogni risorsa naturale per un benessere solamente momentaneo ed assolutamente illusorio?
Si pensa ad andare nello spazio con investimenti ultra-miliardari che potrebbero da soli risolvere tanti problemi qui sulla Terra…e invece no! Il sogno dell’Uomo è vivere in un altro mondo ripudiando se stesso e tutto ciò che rappresenta la Vita stessa Terrestre. Per cosa? Qual’è il senso delle missioni spaziali? Ma soprattutto chi avrà il coraggio di affermare pubblicamente che tutto questo è solo un delirio onnipotente?
Gli Animali, non a caso, hanno “aiutato” la ricerca scientifica e tecnologica pagando duramente con la loro stessa vita un bisogno umano non necessario. Non a caso, forse, la cagnetta Laika rappresenta un eroina sfortunata che credeva di essere amica di un Uomo che invece l’ha tradita miseramente. Tutti gli Animali d’affezione credono di essere amici del proprio “padrone”…fino a quando lui non li abbandona, o li uccide.
E’ doveroso riflettere sulla necessità urgente di estirpare questa concezione dell’Animale “amico dell’uomo”, aiutante costretto o circuìto nelle sue occupazioni quotidiane. Gli Animali da secoli vengono sfruttati da vivi, da morti, e purtroppo anche solo tramite terminologie alquanto appropriate in ambito antropocentrico: testardo come un Asino, stupido come una Gallina, sporco come un Maiale, o peggio su presunte allusioni sessuali. Non si capisce perchè l’essere umano si ostini da sempre ad allontare da se stesso l’essenza vitale puramente personale di ogni Animale…snaturandoli in cibo, mezzi e strumenti a fini personali prettamente egoistici che ipotizzano un ignoranza presunta o certificata sulla non esistenza naturale di un pensiero, sentimento o ragionamento senziente appartenente invece ad ogni essere vivente: l’Asino è stupido e in quanto tale può esistere solo per trainare carichi, il Cavallo è veloce e può correre in una competizione, l’Elefante è possente e forte allora può manifestrarlo in un spettacolo, la Gallina è stupida e goffa quindi può essere solo mangiata, idem per il Maiale o la Mucca o il Coniglio, mentre il Cane o il Gatto…No! Sono belli e simpatici, sono amici domestici e devono stare in casa per compagnia, ma il Canarino si tiene in gabbia perchè potrebbe scappare, idem per il Pesce Rosso…tutti come fossero oggetti personali completamente sfruttabili con la convinzione umana di un amicizia ipocrita. E questo concetto errato e micidiale spesso e volentieri si trasmuta in attegiamenti umani violenti al centro delle cronache cittadine.
E’ bello amare un Gatto o un Cane coccolandolo e viziandolo con le nostre attenzioni…ma ricordiamoci che Noi per loro siamo dei punti di riferimento essenziali e vitali in una sostituzione forzata ed egoista di un loro habitat naturale che ormai purtroppo non esiste più. Non dimentichiamo questo concetto importante e ben presente nelle nostre vite animaliste o presunte tali.
Peccato perchè si potrebbe allo stesso modo ammirarli ed amarli come presunti amici…non mangiandoli, non indossandoli, non osservandoli in prigionia, ma lasciandoli liberamente di vivere la loro esistenza…bella e terrestre come la nostra.
Con alcuni oggi non è più possibile farlo…ma con altri siamo ancora in tempo!
Il male umano non è genetico ma derivante dall’ambiente in cui un individuo nasce, cresce ed opera. Questo concetto è prettamente umano (ma non si può escludere un coinvolgimento anche in altre specie viventi: un Animale percosso ripetutamente tende ad uccidere il suo seviziatore) e stabilisce appunto che un killer o uno sfruttatore non sia nato malefico ma lo sia diventato in base ad un influenza esterna dannosa come può essere una violenza fisica o psicologica peggio se infantile, o un induzione molto forte legata a concetti radicali a volte anche estremisti come è appunto il fanatismo religioso. Stessa cosa dicasi a questo punto per chi effettua materialmente l’uccisione legale degli Animali: non lo fa perchè è nato violento bensì perchè è circuìto da un sistema-ambiente che lo costringe indirettamente a farlo, in questo caso poi c’è la doppia influenza negativa in base al profitto ricavato dall’azione stessa.
Il nostro in realtà può considerarsi un libero arbitrio apparente in quanto siamo inquadrati in una società strettamente legata a dogmi molto forti e ad un consumismo assiduo e presente in ogni nostra abitudine quotidiana. Uscirne a volte può essere molto difficile e pericoloso per l’incolumità stessa di alcune persone più o meno sensibili ai cambiamenti sociali.
Foto di Banksy

Orango

 
 
 
 
 
 
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“Insieme all’industria del legno, quella dell’olio di palma è la maggiore responsabile della deforestazione nel sud-est asiatico, in particolare Malesia ed Indonesia. Tra il 2000 ed il 2012 l’Indonesia ha perso 6,02 milioni di ettari di foresta tropicale (60.000 chilometri quadrati), un’area grande all’incirca come la superficie dell’intera Irlanda. E nel 2012 la deforestazione ha colpito ben 840mila ettari contro i 460mila del Brasile. E la principale causa di tutto questo si chiama “olio di palma”.
L’olio di palma ha caratteristiche che lo rendono apparentemente indispensabile per le industrie dolciarie in generale (Ferrero e la sua Nutella insegnano), anche perché quelli che definirei opportunamente “i costi esterni” non vengono caricati sul prodotto. In questo caso i costi esterni sono appunto rappresentati dalla scomparsa della foresta primaria. Al posto di un ambiente unico, ricchissimo di biodiversità, ecco estese piantagioni di arbusti tutti uguali volti a soddisfare le più svariate “esigenze” della nostra criminale società.
Infatti, non è solo l’industria dolciaria ad assorbire questo prodotto. Anche quella cosmetica, le lavorazioni da forno (notate bene, ad esempio la San Carlo Rustica cui fa pubblicità l’insopportabile chef stellato Cracco lo contiene), la produzione di biodiesel (Eni e Marghera insegnano) e di elettricità: in giro per il mondo vengono inaugurate addirittura “sostenibilissime” centrali ad olio di palma.
Certo, oggi esiste l’olio di palma certificato. Vorrei davvero capire cosa significa “olio di palma sostenibile”. Forse che è prodotto ai margini delle foreste? Forse che non si sono abbattuti alberi pregiati per produrlo? Ho chiesto ad un noto parlamentare europeo di informarsi in proposito presso l’Unione. Non mi ha neanche risposto. Il dubbio pertanto rimane. Cosa significa “sostenibilità dell’olio di palma?”. Resta il fatto che con la richiesta che c’è in tutto il mondo è letteralmente impossibile che non si deforesti per produrre l’olio ed i dati dell’esordio di questo post sono eloquenti.
Ma intanto ecco la foglia di fico, sempre dell’Unione Europea. Dal prossimo dicembre occorre denunciare la provenienza degli oli/grassi utilizzati nei prodotti alimentari. Sono le norme a tutela del consumatore che così può scegliere consapevolmente. Vi prego, andate in un qualsiasi super-ipermercato e cercate pure prodotti dolciari che non contengano olio di palma. Infatti, le maggiori industrie si sono già adeguate alla normativa europea. Beh, auguri! E comunque, quando comprate un prodotto, vi prego, ricordatevi di queste immagini.”
GREEN è un film documento diretto dal regista Patrick Rouxell. Racconta, attraverso i ricordi di un orango in fin di vita, l’eccezionale vitalità delle foreste pluviali dell’Indonesia, e l’avanzare della loro macabra distruzione per fare spazio alle piantagioni di acacia e palma da olio, utili alla produzione di carta e biodiesel, ma anche e soprattutto per il commercio di cibo industriale…il cibo della nostra società borghese. Immagini forti e poetiche di una tragedia dimenticata.
Questo è un documentario che dovrebbe essere visto da quante più persone possibili, in ogni luogo.
GREEN documenta le ultime ore di vita di una femmina di orangutan. La sua vita gli viene letteralmente risucchiata…contemporaneamente alla distruzione del suo habitat naturale. Lei diventa un’altra povera vittima della deforestazione.
Il film racconta la bellezza e la diversità di un ecosistema un tempo rigoglioso, verde, attraversato da elefanti, primati, libellule…e tantissime altre creature meravigliose.
Il documentario evidenzia con durezza ognuna delle minacce che gli oranghi subiscono da parte dell’industria del legno che fornisce il mercato di mobili esotici, cellulosa e carta, e per la produzione dell’olio di palma utile all’insaziabile domanda di prodotti alimentari e cosmetici.
Il commercio illegale di animali deboli ed indifesi…vive in mezzo a questa distruzione.